Molto difficile, per me, scrivere questo post, ma d’altra parte non potrei far finta di niente. In Belgio, il Parlamento ha concesso l’eutanasia a una ragazza di 24 anni per le insopportabili ferite non del corpo, ma della mente: per motivi psichiatrici, in altre parole. Il web è esploso, spaccato in due tra favorevoli e contrari. Personalmente, davanti a notizie di tale portata, cerco un silenzio fatto di umiltà e comprensione. Non invidio chi deve decidere i destini altrui e mal sopporto coloro che, da uno scranno qualsiasi, dicono a terzi cosa bisogna fare o non fare nella vita.
Scrivo però questo post perché in Jobmetoo il database raccoglie molti disabili psichici e noi sappiamo che per loro cercare lavoro è ancora più complicato rispetto ad altre persone con disabilità apparentemente più gestibili. Siamo onesti fino in fondo: alcune volte, purtroppo, sono le aziende a chiedere di non ricevere candidati con disabilità psichica. Ma noi non vogliamo arrenderci, pur consapevoli della portata della sfida. Abbiamo iniziato a sviluppare contatti di qualità con persone che conoscono la disabilità psichica, che sanno come trattarla e come formare chi deve venire in contatto col paziente. Stiamo anche cercando di far diventare il paziente un ex paziente, facendo di lui un candidato e quindi un lavoratore. E questo non per farlo sentire importante, perché un disabile psichico, spesso, è dotato di una sensibilità fuori dal comune, capisce benissimo se si fa qualcosa perché il suo apporto serve o solo per fargli “passare del tempo”.
Immagino Laura, così la stampa ha chiamato questa sofferta ragazza belga di appena 24 anni, in ciascuno di noi: chiunque potrebbe trovarsi nella sua situazione. Accettarlo è un atto di umiltà. Immagino Laura presa in tempo – mi concedete questa formula così poco scientifica? – emozionarsi per un passaggio dei Nirvana (forse dico i Nirvana perché piacciono a me, ma poco conta), o nello scattare fotografie con una reflex o sulla sua tavola da surf sulla cresta di un’onda delle Hawaii. E pensarla così mi fa venire in mente due conclusioni secche.
La prima conclusione
In ogni momento della nostra vita noi incontriamo Laura. E dare rispetto, ascolto, tempo e attenzione potrebbe essere un aiuto enorme per il nostro prossimo e per il suo destino.
La seconda conclusione
In ogni momento della nostra vita noi potremmo essere Laura: la sua storia è quindi una parte inscindibile di tutti noi.