disabilità-e-media

L’Italia è un popolo di viaggiatori, poeti e… teledipendenti (e allenatori di calcio)!

Ebbene sì, la TV è il media più diffuso nel nostro paese, così come la radio e, in misura inferiore, i giornali. Ma che tipo di rapporto si riscontra con la disabilità? Come i disabili vengono descritti dai media?

Ne viene fuori un bel quadro con numerosi contrasti!

Da Rapporto “Disabilità e Media” della Fondazione Giacomo Matteotti ne viene fuori che i disabili sono ancora rappresentati come delle persone da compatire, da compiacere. Questo non fa altro che aumentare il concetto di “diverso”, persona “non normale”, che di conseguenza rallenta ulteriormente il concetto di inclusione, cioè di una società costruita su misura per tutti, sia a livello culturale che strutturale.

Altro tema è l’uso che i disabili fanno dei media. Se si riscontra un uso “comune”, dall’altro lato i mezzi di diffusione di massa sono inaccessibili: la radio è un mezzo che una persona sorda non conosce e con cui non si rapporta.

La TV continua a trasmettere film, programmi, fiction senza sottotitoli, nella maggior parte dei casi: anche qui le persone sorde sono escluse dall fruizione del mezzo.  Anche quando pressenti, i sottotitoli peccano in sincronia e nella descrizione della scena visualizzata.

Il cinema è l’emblema dell’esclusione: poco accessibili dalle persone in sedia a rotelle, film assolutamente non fruibili da persone sorde.

Infine i giornali: conoscete qualche giornale nazionale e di spessore che sia accessibile ai non vedenti? Vero che la versione con il linguaggio braille sarebbe poco usabile dai non vedenti, ma le versioni online sono limitate e non riportano tutti gli articoli della versione cartacea.

Conclusioni: la situazione è fortemente escludente e c’è molto da lavorare sull’inclusione delle persone disabili nel contesto dei media, sia nella loro rappresentazione che del contesto della fruizione.

 

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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