Tovaglietta_ARPA_jobmetoo

Nell’ambiente di coworking in cui Jobmetoo è ubicata la pausa pranzo è alquanto rumorosa e caotica: allo stesso orario (tra le 13 e le 13.30) tutti gli ospiti si riversano in cucina per preparare i loro piatti e sistemare il posto in cui si consumerà il pasto. In quel lasso di tempo si assiste ad una corsa alla sedia, alle posate, ai bicchieri e a tutto ciò che riguarda l’ambito della cucina e del pranzo.

Una persona che lavora in HUB è cieca; è facile capire la sua difficoltà nel momento in cui si appresta a mangiare: tante persone che parlano (l’udito è uno dei sensi con cui ci si orienta, in particolar modo per le persone cieche), che si apprestano a sedere, che si spostano per l’ambiente condiviso; una volta trovato il proprio posto, al tavolo ci sono sempre delle altre persone: un momento per dialogare, staccare dall’ambito lavorativo e poter rilassare la mente.

La zona in cui si mangia è anche uno “spazio personale” e si tende a proteggerlo: come organizzarlo al meglio per le persone con disabilità? Nasce la tovaglietta-mappa: l’accessorio raccoglie indicazioni come “basta”, “non buono”, “aiutami”, “bagno”, “casa”, “per piacere”, “buono”, “ancora”, “grazie”. Tutte indicazioni fondamentali da esprimere in un momento di condivisione così importante come quello del pranzo: esprimere con lo strumento della tovaglietta la propria emozione o volontà.

La tovaglietta è nata ad Alessandria, dall’Associazione italiana per la Ricerca sulla Psicosi e Autismo di Alessandria (A.R.P.A.) e si colloca in un progetto più ampio di inclusione delle persone con disabilità all’interno della comunità di riferimento.

Un progetto che speriamo si estenda anche ad altre città in modo da favorire e agevolare il momento del pasto di molte persone, costrette ad una ridotta comunicazione a causa di un intervento esterno, la malattia.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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