Capitan Uncino è un cattivo anomalo tra i personaggi Disney: non ha la perfidia di Ursula e la rabbia di Crudelia De Mon, così come non ha l’astio di Re Giovanni di Robin Hood e nè l’invidia della strega di Biancaneve. Capitan Uncino è una vittima, a sua volta, della sua smania di catturare Peter Pan e conserva, allo stesso tempo, quell’aurea di goffaggine ed imbarazzo che sprigiona alla vista del suo acerrimo nemico (ebbene sì, anche i cattivi hanno a loro volta dei cattivi che li perseguitano): il coccodrillo che gli ha strappato la mano.
L’episodio rende il capitano (di sventura) una persona con disabilità: la lotta con Peter Pan ha portato il nostro (anti)eroe ad essere vittima dell’appetito del coccodrillo del cartone animato, che, ingolosito dall’assaggio della mano, vorrebbe concludere il pasto con il resto del corpo. Capitan Uncino non ha mai smesso di cercare Peter Pan ed il suo arto mancante è diventato un plus: un’arma, appunto un uncino, con il quale poter lottare e catturare il giovane eroe Disney.
La disabilità fisica, nella realtà, non è una situazione così facile da vivere, non facile come viene rappresentata dal personaggio di Capitan Uncino: oggi il rigetto delle protesi, così come la sensibilità degli arti artificiali sono problemi concreti, la tecnologia fa passi da gigante ma la natura è ancora superiore, riconosce un “oggetto” esterno e tale estensione corporale non ha la stessa perfezione della funzionalità umana.
Una grande opportunità la dà l’università di Pisa che è a capo del progetto Europeo “DeTOP” (acronimo di “Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory feedback”): una tecnologia nata per venire incontro alle persone che hanno subito delle amputazioni, in particolari agli arti superiori, tramite protesi biomeccatroniche e transradiali, cioè al di sotto del gomito. Questo tipo di tecnologia permette un’interfaccia uomo-macchina, ma ad un livello superiore: grazie alla connessione neuro-muscolare (quindi osso integrata) si potrà avere un recupero delle percezioni tattili, nonché un ripristino delle funzionalità motorie e precettive.
Pisa fa da apripista nella ricerca in collaborazione con altre università europee: Università di Goteborg, Università di Lund, Università dell’Essex, Prensilia Srl, Integrum AB a cui si aggiunge il Centro svizzero per l’elettronica e le microtecnologie ‘CSEM’. Il progetto è in fase avanzata, infatti a Goteborg 3 pazienti stanno testano la nuova tecnologia che potrebbe dare dei forti vantaggi a numerose persone nel mondo.
Fonte: Pisa Today