Il mondo della moda è spesso etichettato come un ambiente frivolo, con poca attenzione alle persone e molto orientato al business, al profitto e all’estetica. Una visione del corpo, maschile e femminile, fortemente standardizzata, con dei canoni spesso lontani dalla realtà, dalla condizione che la maggior parte delle persone (oltre il 90%) vive quotidianamente.
Una visione di questo tipo è però limitativa, si riduce ad una parte del mondo della moda, ignorando la professionalità che si cela dietro le sfilate (in questo l’Italia è un’eccellenza mondiale), la cura degli eventi, l’attenzione agli ospiti (sempre di più si vedono personaggi noti nel mondo del web e del blog mondiale) e la cura dei dettagli.
Moda, un ambiente che esclude le persone con disabilità? Non sempre è così…
I canoni di bellezza delle case di moda portano ad avere degli standard di selezione delle modelle e dei modelli molto elevati: la perfezione prima di tutto (la perfezione del corpo umano o dell’abito che si dovrà indossare? Qui il quesito resta aperto…).
A New York si è visto un cambio di tendenza: Madeline Stuart, una ragazza down di 18 anni, di origine australiana, ha coronato il suo sogno: sfilare in passerella. Lo scorso 13 Settembre Madeline è stata una delle modelle del brand FTL.
L’emozione non ha giocato brutti scherzi e la modella è stata all’altezza delle aspettative e del suo sogno: con un forte trucco scenografico in faccia, ha percorso con sicurezza la passerella nelle sue uscite, evidenziando e mettendo in risalto gli abiti che ha indossato.
La soddisfazione degli organizzatori è tanta così come quella di Madeline e della sua famiglia: per raggiungere la taglia indicata dagli stilisti, la modella australiana ha perso 20 Kg e ha frequentato con costanza una palestra del luogo. Senza considerare un ulteriore sacrificio fatto per l’evento: il viaggio dall’Australia a New York è stato lungo ben 28 ore!
Una fiaba a lieto fine che ha coronato la costanza e la caparbietà di una ragazza determinata e decisa nelle sue azioni, a conferma del fatto che una disabilità è un’unicità da mettere in mostra e risaltare, non un limite alle proprie azioni e aspirazioni.
Fonte: Corriere.it