Stretching out their legs and backs

Lo yoga è una disciplina millenaria che fonda le sue radici in Oriente, in India per la precisione: una nazione mistica, contorta, dalle mille sfaccettature e dagli incesti religiosi.

Una leggenda indiana racconta di un pesce che ascoltava di nascosto il dio Shiva quando insegnava alla sua sposa Parvati i segreti dello yoga. Il pesce fu scoperto ed il dio lo scacciò. Alla ricerca di un nuovo luogo in cui vivere arrivò un giorno sulle coste dell’India e quando si avvicinò alla terra avvenne un miracolo, il pesce diventò uomo! Gli abitanti lo accolsero e lo chiamarono Matsyendra, il Signore dei Pesci; grato per l’accoglienza Matsyendra insegnò loro tutte le posizioni dello yoga.

Il significato della leggenda vuole sottolineare l’origine non propriamente autoctona di questa disciplina il cui insegnamento consiste nel riprendere contatto con la nostra corporeità affinchè possiamo accrescere come fece il pesce, che dopo aver appreso gli insegnamenti di Shiva, diventò uomo, la creatura terrena che più si avvicina alla perfezione.

Lo yoga è acquisire la consapevolezza di sé stessi, vivere il qui e ora, ma anche esercizio fisico, con posizioni comode e alcune volte meno comode; infine lo yoga è anche respirazione, educazione ad utilizzare al meglio l’inspirazione ed espirazione. Lo yoga, proprio per la sua essenza di riportare alla propria persona, è una disciplina altamente inclusiva, proprio perché permette di conoscere il proprio corpo e viverci in serenità: non esiste un domani incerto o un passato ingombrante, esiste un presente da vivere a pieno, da assaporare in ogni momento, da conoscere per quello che è e non per ciò che vorremmo, così come esiste un riscontro fisico reale, quello del nostro corpo, con le sue specificità ed unità.

Un forte binomio tra disabilità e yoga è rappresentato da Gian Piero Carezzato, un istruttore certificato e con disabilità; dall’età di 22 anni Gina Piero pratica lo yoga, attività che gli ha permesso di riunirsi a sé stesso e al proprio corpo: una toccante intervista che rivela come i problemi della persona con disabilità non siano limitati alla disabilità stessa, ma anche al contesto.

Mi piace riportare questo passaggio, per me molto profondo, il resto dell’intervista potete leggerlo su Superando

“Il confine tra persona con disabilità e “non” è veramente sottile. Noi rimaniamo persone con disabilità quando ci identifichiamo con le immagini mentali e stereotipate che si sono costruite in noi nel tempo, attraverso le nostre esperienze e i vari input ricevuti. Non ci sono mai limiti definiti né possibilità definitive, ci sono i nostri percorsi per scoprire chi realmente siamo, senza mai farci definire da qualcosa di esterno a noi, ma nemmeno ci dobbiamo definire noi stessi

Fonte: Yoga della conoscenza

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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