Nonno Ciccio, così chiamato dai suoi quattro nipoti, aveva superato da poco i 70 anni e al cambiare del suo corpo anche la sua mente si deformava, veniva plasmata ogni giorno: l’Alzheimer iniziava il suo corso. L’età non aiutava e la nonna, un po’ più anziana di lui, soffriva di alcuni acciacchi fin quando non è caduta e ha rotto il femore. Il problema più grande per i figli e i nipoti era la gestione di nonno Ciccio: cercava sua moglie, domandava ai suoi familiari esattamente ogni 5 minuti dove fosse sua moglie, perchè non fosse in casa. La sincerità dei nipoti era la sua disperazione: ogni 5 minuti riviveva il dolore di sapere che la sua adorata moglie fosse in ospedale, per una frattura che portava tanto dolore. 5 minuti e di nuovo il dolore: rivedevo la faccia del nonno incrinarsi, le mani stringerla forte, gli occhi spalancati. Chi non era a conoscenza della sua malattia, poteva tranquillamente scambiarlo per un attore: una “scena” identica, tutte le volte.
L’Alzheimer ti consuma da dentro, elimina il tesoro più grande delle persone: i ricordi. Ciò che siamo è il frutto della nostra esperienza, del nostro passato: se questo svanisce, si perde la personalità, il senso della vita. Va ricostruito giorno per giorno, con tanta pazienza e non poca fatica. L’isolamento è una conseguenza della malattia, evitarla è difficile, serve tutto l’affetto di amici e parenti.
Ma un’altra soluzione, un diversivo è possibile e arriva dalla Spagna.
Nel 2010 nasce il coro dei malati di Alzheimer in Spagna e diventano famosi grazie ad un documentario TV. Da dove arriva l’idea? Tutto parte da uno studente dell’Associazione dei Familiari Malati di Alzheimer di Valencia, il quale, frequentando il centro, ha notato come le persone affette ad Alzheimer avessero problemi nel ricordare informazioni e parole, ma riuscissero a ricordare benissimo le canzoni. Da qui l’idea di fondare il coro e partire con tour. Dopo più di due anni di prove, nasce ufficialmente il coro: 48 componenti di età compresa tra i 52 e i 92 anni, ai quali si aggiungono 10 voti ombra, cioè volontari a supporto delle voci ufficiali.
Ne emerge che la musica rallenta il progredire della malattia, permettendo un confronto tra le persone ed evita l’isolamento.
A nonno Ciccio avrebbe apprezzato, peccato abbia lasciato i suoi due figli e quattro nipoti troppo presto, senza sapere chi fossero quei visi al suo capezzale e non ricoscendo la casa nella quale ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.
Fonte: Viva