Il Festival di Sanremo è un appuntamento fisso per gli italiani: nonostante le critiche che porta con sé, prima, durante e dopo, resta l’evento televisivo più visto in TV. Quest’anno la coppia Carlo Conti e Maria De Filippi, per la prima volta priva di vallette, ha inanellato dei numeri di ascolto molto buoni in tutte le serate: una media di 12 milioni di spettatori ed uno share del 58% sono numeri che solo i Mondiali di Calcio possono raggiungere nel nostro paese.
La kermesse canora ospita sul palco ligure 22 big (come da tradizione) e 8 giovani, un mix di passato e futuro che mischia sonorità e modalità di espressione del canto italiano, un connubio che può così attrarre gli spettatori più longevi al teleschermo e catturare quelli nuovi. La scelta di affiancare Maria De Filippi a Carlo Conti (anche se sul palco è parso il contrario) è un ulteriore scelta per attrarre un altro tipo di pubblico: quello femminile, tipico del pomeriggio delle reti Mediaset, zoccolo forte dei programmi della Maria nazionale (Uomini e Donne su tutti).
Oltre allo spettacolo, i vestiti, i cambi di abito, gli ospiti famosi nazionali e internazionali, c’è dell’altro a Sanremo: le canzoni. Possono piacere o meno, sono gusti personali e molto soggettivi: si spazia dalle prove d’autore come la canzone di Fiorella Mannoia e quelle più urlate e sentite, come quella di Marco Masini. Il voto della giuria di qualità associato al televoto hanno definito il vincitore: Francesco Gabbani, che ha vinto con la sua “Occidentali’s Karma”.
Una canzone e un gruppo ospite in particolare mi hanno colpito: i Ladri di Carrozzelle. Un gruppo di musicisti misto, cioè composto da persone con disabilità e non, fondato ben 25 anni fa e che nel corso di questi anni ha visto cambiare il proprio team, anche a causa di gravi problemi di salute di alcuni di loro.
“Stravedo per la vita” il titolo del brano che anno cantato e già da qui si legge la loro ironia: il cantante è una persona cieca, che ha scherzato sul palco (e anche dietro le quinte) con Carlo Conti in merito alla sua cecità. La voce e la musica non sono le uniche attrattive del gruppo: guardando l’esibizione dalla TV, sulla sinistra dello schermo era impossibile non notare un componente della band che ballava e si dimenava in maniera elegante ed energica, una scarica di energia per tutto il pubblico presente in sala e non solo.
Un momento dedicato alla disabilità, molto importante per la visibilità che ha avuto e il giusto modo di affrontare la band ed il loro sogno; manca ancora tanto da fare: il diverso non è un tema che mi piace, apprezzo maggiormente il concetto di inclusione.