Lego è un gioco “diverso”. E’ un gioco no gender, perchè che tu sia femmina o che tu sia maschio a Lego non importa. E’ senza età perché puoi giocarci a 5 come a 50 anni. Ed è diventato anche un gioco politically correct, dopo aver presentato il primo personaggio con disabilità alla fiera del giocattolo di Norimberga.

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Finalmente abbiamo una rappresentazione volutamente distante dai vecchi cliché sulla disabilità. E’ un ragazzo come molti, sorridente, vestito alla moda con felpa grigia con cappuccio e cappellino.

Va detto che non è stata tutta farina del sacco Lego. L’azienda danese in passato era stata accusata dai consumatori di non rappresentare abbastanza la diversità dei suoi personaggi. Grazie alla campagna #ToyLikeMe oltre 20 mila consumatori hanno firmato una petizione per invitare Lego ad un cambiamento, prontamente accolto.

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Che stia davvero avvenendo un cambiamento nella percezione culturale della diversità? L’esempio di Lego, di Mattel con le nuove Barbie e dei giochi di Toy Like Me ne sono una prova evidente.

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Educare in modo consapevole i bambini (e non solo) all’approccio al diverso è il primo passo per abbattere le barriere e creare una società veramente inclusiva. La diversità non viene più nascosta ma viene rappresentata e valorizzata a partire dal gioco.

Parole come integrazioneattenzione all’altro inclusione acquisiranno sempre più significato fino a diventare valori fondanti della società del futuro e, perché no, anche contemporanea.

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