Condicio_Jobmetoo

Non credo di dire nulla di sensazionale affermando che il lavoro dovrebbe essere il risultato, ma anche la risultante, del nostro percorso di studi. Il lavoro come obiettivo, quindi, ma anche come naturale esito (ove questo sia possibile) di un percorso di crescita umana e didattica. Lasciamo per un attimo da parte il momento economico non esaltante, la Legge 68 non completamente rispettata e concentriamoci sul rapporto ISTAT del 21 Dicembre scorso sull’Integrazione scolastica degli alunni con disabilità, che trovate nel portale Condicio.it.
Guardiamo insieme alcuni dati (riferiti all’anno scolastico 14-15):
– Notevole la percentuale degli alunni che ha cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente: il 41,9% nella scuola primaria e il 36,5% nella scuola secondaria di secondo grado;
– In entrambi gli ordini scolastici, gli insegnanti di sostegno svolgono soprattutto attività didattica (82% dei casi);
– Gli alunni con disabilità del Sud possono contare su un maggior monte di ore con l’insegnante di sostegno, ma un minor numero rispetto al Centro e al Nord ma un minor numero di ore per quanto riguarda assistenza educativa culturale o ad personam;
– Ancora significativa la percentuale di scuole che presentano barriere architettoniche o che ostacolano i disabili sensoriali;
– incremento degli insegnanti di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente (di 5 mila unità).
I dati, riportati integralmente nell’articolo, vanno quindi non solo presi per i loro valori assoluti, ma anche relazionati rispetto ai rilevamenti precedenti. Più che letti come positivi o negativi, vanno anche utilizzati col fine di capire dove apportare miglioramenti affinché il diritto allo studio sia il primo passo del diritto successivo: quello del lavoro.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

2 Commenti

  1. Salve mi chiamo Sandra Simula, vivo a Sassari e vorrei dire due parole sugli insegnanti di sostegno in quanto ho due figli che li hanno avuti.Il disagio ancor più grande che cambiare insegnante di sostegno spesso, è che purtroppo secondo la mia esperienza non fanno un lavoro individuale che porterebbe ad un vero apprendimento da parte dell alunno.Purtroppo molto spesso la loro attività si riduce a dare suggerimenti durante i compiti in classe.Per il resto tra valutazione differenziata ecc. L alunno arriva alla fine del percorso scolastico avendo delle conoscenze molto scarse e molto spesso insufficienti rispetto al livello di studi.

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