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E’ un tema sempre più caldo, quello delle unioni civili che chiedono gli stessi diritti e le stesse certezze di chi vive in una condizione legale “riconosciuta”. In particolare, faceva discutere non poco la questione dei permessi e dei congedi per i lavoratori che assistono congiunti in condizione di disabilità grave. Alla sentenza (Luglio 2016) della Corte Costituzionale che sanciva l’illegittimità del comma 3 dell’Art. 33 della Legge 104 (il convivente deve avere gli stessi diritti del coniuge in tema di permessi), fa seguito la circolare n. 38 del febbraio scorso con la quale l’INPS regolamenta la questione per i dipendenti del privato.

Come sempre, con il giusto equilibrio tra rigore scientifico e chiarezza descrittiva, Carlo Giacobini di Handylex ci spiega le novità della circolare. Le trovate in questo link.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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