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La disabilità è un dato di fatto, è una dei tanti caratteri della nostra società composta da numerose religioni, etnie, razze, pensieri politici, credenze religiose…a queste va aggiunta la disabilità. O meglio, le disabilità: quando mi chiedono “come posso rappresentare la disabilità in maniera schematica, magari con un’immagine” è come se mi venisse chiesto come posso rappresentare la vita in un fotogramma.

La complessità è enorme e ciò non è un difetto, anzi è un pregio, un valore aggiunto, così sfaccettato che rappresentarlo e descriverlo diventerebbe impossibile. Ogni persona è unica, così come ogni disabilità e la persona con una disabilità rappresenta a sua volta un’unicità nel mondo, grazie al suo modo di vivere, di gestire la disabilità.

Gestire la disabilità è il tema del seminario che si svolgerà domani a Milano, presso Open, dalle 16.00 alle 19.30; al seminario sarà presente, tra i relatori, anche Daniele Regolo. Il perchè della presenza di Regolo in rappresentanza di Jobmetoo è presto detto.

In Italia i disabili sono circa 3,1 milioni. Circa l’80% non lavora, nonostante la normativa antidiscriminatoria e a favore dell’inserimento lavorativo dei disabili. Molti degli ambienti che ci circondano non sono pensati per persone con diverso tipo di disabilità. E nonostante la normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche, molte persone disabili non possono accedere o usufruire di luoghi pubblici o culturali. La disabilità è una cultura? Si può diffondere una cultura della disabilità? L’approccio interculturale può essere uno strumento di formazione e di consulenza per i contesti di lavoro, così come per contesti pubblici, i contesti educativi o culturali?

Pertanto, ti aspettiamo al seminario per sentire anche la tua idea!

 

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

2 Commenti

  1. La disabilità altrui deve sempre centrare con noi, perché viviamo tutti in una società composta da individui vari che si integrano tra loro. ..mai fossilizzarsi sulle proprie singole problematiche. Anche una volta ottenuta la tanto agognata guarigione e trovato il lavoro in categoria protetta adatto a noi e alle nostre esigenze, mai dimenticarti di chi è ancora in alto mare. ….

    • Gentile Mariangela,
      grazie per il tuo commento.
      Concordiamo in pieno con il tuo pensiero e crediamo che venga prima la persona e solo in un secondo momento la disabilità, così come non è possibile dimenticare chi vive una condizione diversa dalla nostra.
      Continua a seguirci.
      Buona giornata.

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