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Il “digital divide” è una tematica che non riempie i giornali come succedeva qualche anno fa: in maniera molto semplicistica, i mass media tradizionali recintavano la tematica nella penetrazione della fibra ottica, o in generale della velocità di connessione, come fattore di digital divide. In realtà la tematica è più ampia e per comprenderla faccio un paragono: se ho la possibilità di acquistare un giornale ma non lo compro e quindi non leggo, il mio “distacco” da chi legge resta e si ampia, indipendentemente dalla presenza e dal numero di edicole in città. Riportando la metafora in ambito digital, la presenza della fibra ottica e della relativa velocità non è un fattore di impatto equivalente con l’utilizzo delle tecnologie digitali.

La Fondazione LIA l’ha capito e, in collaborazione con Fondazione Cariplo, organizza tre corsi di formazione alla lettura digitale accessibile per tre destinatari diversi:

  • aspiranti formatori – non vedenti e ipovedenti – in materia di sistemi di lettura accessibile (smartphone, tablet, applicazioni per la lettura, etc)
  • un corso diretto ai bibliotecari – più incentrato sul prestito bibliotecario digitale
  • corso per lettori con disabilità visiva

Tutti i corsi sono gratuiti e l’ultimo corso, è diretto a lettori che vogliano, pur non essendo disabili visivi, approfondire il tema della lettura digitale accessibile. Questo include da una parte persone a rischio di digital divide (anziani per esempio) e dall’altra operatori attivi nel sociale ed educatori. Il corso si svolgerà in due giornate, il 29 Giugno e il 6 Luglio a Milano, presso la Biblioteca Valvassori Peroni. Tutte le informazioni di riepilogo su date, aule, orari e docenti sono contenute nel PDF informativo.

Momenti di formazioni importanti, un avvicinamento al digitale che porta l’Italia in una posizione di sensibilità e inclusione all’avanguardia: da condividere e diffondere!

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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