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Si è tenuta a Firenze, il 16 e 17 settembre, la V Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità. È stata l’occasione per presentare le proposte del prossimo Programma d’Azione da parte del Governo – rappresentato dal Ministro per il Lavoro e le Politiche sociali, Giuliano Poletti e da Franca Biondelli, sottosegretario dello stesso Ministero -, e un momento molto sentito dopo le speranze disattese col precedente Programma. “E’ necessario un cambio di passo”, sottolinea Vincenzo Falabella della FISH in un comunicato ad hoc, “altrimenti anche questo Programma rimarrà lettera morta”.

L’Osservatorio Nazionale è chiamato quindi a raccogliere le nuove sfide, affinché le linee della Convenzione ONU siano veramente applicate e non restino solo belle definizioni incapaci di incidere sulla vita reale di milioni di persone con disabilità e non soltanto.

Il documento “Considerazioni della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap sulla Proposta di II Programma d’azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità” è disponibile qui.

In tema di lavoro, in particolare, notiamo che le disposizioni del Jobs Act hanno introdotto importanti novità, ma molte di queste devono tuttora trovare applicazione: lanciare la figura del Disability manager, ragionare in termini di “accomodamento ragionevole”, dare continuità al circolo scuola-lavoro, e molto altro ancora.

Le sfide, leggendo il documento, sono davvero tante, e io sono convinto che, se si riuscisse a raggiungere anche solo il 50% degli obiettivi, ci si presenterebbe al prossimo appuntamento biennale con una situazione molto diversa. Mi identifico con questo slogan anlgosassone: “Done is better than perfect”, che io, in questo caso specifico, tradurrei con questo adattamento: meglio iniziare a fare cose concrete, e magari sbagliare qualcosa, che continuare a rimandare e ritrovarci tra due (o tre) anni a spostare tutte le aspettative sul nuovo Programma che verrà.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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